Quel video che hai pubblicato su YouTube di tuo nipote che fa brutti scherzi al gatto potrebbe essere visto dagli androidi robotici tra un miliardo di anni. Se gli esperimenti di un gruppo di scienziati dell’Università di Berkeley si concretizzassero, l’archiviazione di dati che durano centinaia di secoli potrebbe presto diventare realtà.
La tecnica per rendere tutto questo una realtà è stata sviluppata dagli scienziati dell’Università della California, Berkeley, nel tentativo di migliorare la capacità di archiviazione di una quantità sempre crescente di dati digitali. Le memorie convenzionali attualmente in uso, come i dischi rigidi e le memorie flash, hanno una vita stimata compresa tra 10 e 30 anni.
La differenza è che questi supporti si degradano nel tempo. "Per ottenere un sostituto di queste tecnologie, il primo passo è trovare un singolo bit in grado di archiviare dati per un certo periodo di tempo", afferma Will Gannet, uno dei membri del progetto, in un articolo del Daily Californian.
Il dispositivo costruito dal team universitario, guidato da Alex Zettl, è costituito da una nanoparticella di ferro racchiusa all'interno di un tubo cavo di carbonio (una nanoparticella è 50.000 più piccola del diametro di un capello umano). Questa nanoparticella ha una vita stimata di un miliardo di anni e per immagazzinare bit digitali al suo interno è necessario applicare una piccola scarica elettrica al tubo, che fa cambiare posizione alla particella.
Secondo Gannet l'integrazione tra questo tipo di tecnologie ed alcune già esistenti come l'MP3 sarebbe semplice e non troppo costosa. "Questo progetto può aiutare a dimostrare che esistono altri modi per archiviare i dati digitali, che potrebbero offrire vantaggi in termini di archiviazione e durata."